Email: abeni.gcarlo@libero.it – cell.: 338 9522403
Una convinzione diffusa è che il lockdown che per alcuni mesi ha bloccato le attività in tutta Italia abbia fatto un gran bene alla natura. In attesa di conforme scientifiche, tutti ricordiamo le straordinarie fioriture della scorsa primavera, i cieli sgombri da smog, i campi di grano attraversati da strepitosi riflessi azzurri. Forse la natura ha fatto semplicemente il suo corso, e sono stati i nostri sguardi a saziarsene e riempirsene come non mai, cogliendone colori e sfumature prima trascurati.
C’è voluto dunque uno stato di dolore e di grazia per regalare a molti lo stesso sguardo incantato, la stessa percezione vibrante, le stesse emozioni visive che accompagnano da anni Giancarlo Abeni. La sua mostra “All’aria aperta” non è solo la traduzione del francese “En plei air” (un modo di dipingere, di calarsi nel paesaggio, di respirarne i colori) ma racchiude uno stile di vita e un metodo di riflessione artistica. un certo modo di guardare la natura e di dipingerla.
In mezzo alla straripante offerta di colori che l’entroterra gardesano (l’area più vissuta e frequentata dall’artista) sa offrire, Abeni predilige gli arbusti anonimi, l’erba selvatica che vigoreggia ai bordi delle strade, i prati incolti e gli intrichi arborei, la natura marginale e gli stagni appartati. Un trionfo di verde, dunque: quasi dei monocromi in cui i graffi e i colpi di pennello dell’artista offrono “una figurazione naturalistica sensibile e moderna” come osserva uno dei commentatori. Vengono poi le nevicate dove “la riflessione e il silenzio” si fanno più alti e profondi, come sottolinea un altro testo critico. Abeni sa cimentarsi anche con gli affocati colori dell’estate, e un grande albero sul limitare di un prato diviene tema ricorrente nelle accensioni delle stagioni più luminose.
I canneti. le sterpaglie, i filari di alberi e le pinete innescano nell’artista accostamenti cromatici interiori, inattesi, spiazzanti: scatta una riduzione all’essenziale della scala cromatica, prima di tutto mentale. Vivendo e dipingendo “all’aria aperta” si accende, in Abeni, una sintonia misteriosa e magica con la natura. E i nostri sguardi, intinti alla sua tavolozza e guidati dalla sua mano sapiente, lo accompagnano. In un’avventura che si rinnova e che emoziona.
Massimo Tedeschi
presidente dell’AAB
La Natura palpita davanti ai nostri occhi: una visione incantevole e misteriosa che se ne sta tra sogno e realtà. È una lussureggiante vegetazione di lago, di palude, di acque stagnanti, è un’esplosione di cieli striati multicolori, è una bizzarra nuvola attraversata dal sole che scappa e sbuffa. L’Artista Giancarlo Abeni dipinge con pregevole abilità tecnica e con linguaggio personale finestre aperte su zone lacustri, erbe di palude, di canneti, si immerge nella totalità per sottolineare, evidenziare ogni singolo dettaglio, per isolare un particolare, un “Angolo nascosto“, per mettere a fuoco una ad una le innumerevoli foglie di uno stelo, un’alga dimenticata o quel nuovo germoglio appena nato.
Attento e preciso si confronta con gli strumenti e con le tecniche dell’antico mestiere della pittura e totalmente proteso sulla composizione con dirompente forza di segni decisi e infallibili, plasma la forma su tracce di disegno che danno vita nuova, scoprono, riportano in superficie e trattengono momenti di riflessione, di ritorno all’ordine, al silenzio. Poi le libere e sagge pennellate a spatola, ora secche ora curve e avvolgenti, azzardano con fermezza e casualità di gesto quel recupero che ricorda una lontana matrice informale che nel tempo si è svuotata di significati, di lavori, cercando nell’immersione del colore modulazioni di piccoli segni in successione, pulsioni magiche e ludiche e tutta la luce riflessa che si frangia. È il ritorno alla Natura dalle liriche evocazioni che compone l’insieme delle opere con maestria di sapienti giochi chiaroscurali, di scansioni cromatiche per sensazioni rivisitate sul filo della memoria che emergono, affiorano, si accumulano stratificandosi. La pittura di Giancarlo Abeni è intessuta di meditazione: la Natura governa il destino dell’uomo che proietta sulla sua rappresentazione emozioni, sogni, difficoltà e speranze, tutto il senso dell’esistenza della terra.
L’artista dipinge il tempo della vita che freme nel paesaggio, immenso organismo vivente e media la pulsione creativa dotato di acuta sensibilità in grado di percepire e vedere i segreti ultimi del mondo oltre, che vanno al di là delle sembianze, delle apparenze. La sua arte intessuta di venerazione si è immersa da sempre nella visione emotiva della potenza della Natura come ricerca di quel bisogno di armonia che induce a tuffarsi nelle trasparenze con gesto ampio e disteso che consente alla materia pittorica di espandersi e brillare di colori vividi, sfumati, ovattati e di tracciare sottili trame allusive con modulazioni di tenere atmosfere sospese, ammorbidite, stemperate in dimensioni che attraggono l’osservatore tanto da sentirsi proiettato all’interno del dipinto stesso.
L’Artista non solo osserva e interroga il paesaggio, in lui c’è molto di più: il valore è trasposto su un piano spirituale, si sente che ha soprattutto amato con immenso bisogno emotivo e a volte la gioia di dipingere lo possiede, Io assorbe dall’aria al crepuscolo.
L’ “Impenetrabile verde” del “Canneto“, la metamorfosi della terra nell’aria, le “Luci nella foresta” che filtrano ovattate al di là della nebbia respirano la freschezza di un’aria antica e sempre nuova.
La pittura di Giancarlo Abeni è narrazione poetica che restituisce una dimensione mistica, profondamente sacrale, ad ognuno di noi, quale viandante oltraggiato nella mente e nel cuore che avanza a stento appoggiandosi stanco a muri sbrecciati, ma che ancora una volta volge lo sguardo alla ricerca della purezza dell’orizzonte che sfuma nel cielo.
Desenzano e il lago di Garda sono stati fonte di ispirazione per generazioni di pittori e Giancarlo Abeni non fa eccezione, perché ha fatto dell’ambiente naturale, in particolare del mondo vegetale e lacustre, il suo soggetto pittorico.
Intrecci di palude, spighe, canneti, sono riprodotti con una cura e un dettaglio che oltrepassano la rappresentazione del reale per rinviare ad altro, come fossero pretesti per sperimentare nuovi effetti di luce e colore. Ma anche l’osservatore più distratto non può non restare impressionato dalla vita che anima i suoi grandi “labirinti vegetali”.
Abeni ha preso le mosse da Desenzano negli anni ’70 del secolo scorso ed ha esposto in grandi città, ma è un personaggio schivo che non ha mai cercato la notorietà. Devo perciò ringraziare la sensibilità di Mario Romanini per aver proposto le sue opere all’attenzione di un gran numero di concittadini nella cornice privilegiata della nostra Galleria Civica.
Almeno per questa volta, non sarà stato vero che “nessuno è profeta in patria”.
I lavori che contraddistinguono, rendono originale e pressoché unico Giancarlo Abeni rispondono al desiderio e alla voglia di Natura che l’uomo moderno, immerso in una società febbricitante ed eccitata, in “non luoghi” anonimi e di nessuno, sente, ricerca e anela.
Davanti ad una tela di questo artista si rimane incantati ad ammirare la forza, il groviglio inestricabile ed il mistero della vegetazione intatta e vergine che ispira e riflette il nostro desiderio di “primitività”, di contatto e di immaginifico: cosa si cela dietro quel groviglio raschiato sulla tela, segnata riportando così in luce le strutture naturalistiche? La fantasia e l’emozione di ciascuno di noi va alla scoperta di queste sperimentazioni che portano davanti a campagne argentate, acque limpide, ciuffi d’erba dipinti minuziosamente con tratto fermo e perfetto.
L’uso del colore, talvolta acceso e brillante, talvolta cupo e denso, rimanda all’essenza della nostra anima e alla duplicità e molteplicità che ci avvolge e circonda: un immersione totale in un mondo che ognuno è libero di interpretare in modo proprio e personale.
Laura Biondani
Nell’osservare la pittura di Abeni non è facile definirne la collocazione. Mi viene infatti immediatamente spontanea piuttosto che l’affannosa ricerca proprio di una collocazione nell’ambito di una critica classista, una mia personale attrazione verso il “segno” di quest’artista, un gesto di grande personalità, rapido e graffiante, quasi stilizzato al punto che più di un’impronta gestuale appare all’occhio dell’osservatore quasi come un richiamo, una staffilata sulla tela, un simbolo di hartunghiana memoria o, forse meglio, una rappresentazione bidimensionale e grafica del taglio sulla tela di Lucio Fontana.
Certamente il segno assieme al colore sono la vocazione di Abeni e con esso la giusta rappresentazione del suo talento, un talento che, al contrario dei due maestri che di primo acchito mi sono venuti in mente dall’osservazione dei suoi lavori, trova radice, matrice, anzi, e fonte d’ispirazione nella natura, nei suoi paesaggi, nei suoi elementi e, cosa che mia attrae ancor di più, nella solitudine dei suoi silenzi.
Una pittura forse triste, quindi, o semplice? Tutt’altro.
Ricordo l’apprezzamento che Giorgio Celli aveva manifestato sulla pittura di Abeni, una pittura di grande gioco proprio su paesaggi – secondo una tecnica a metà via tra espressionismo ed impressionismo – comunque poveri di soggetti iconici ma che proprio il sapiente calibro e la raffinata eleganza del segno e la pulizia del colore riescono a esaltare (quasi a tradurre in immagini l’onirismo leopardiano) e a far sì che i contesti di brughiere assolate o di paludi innevate risultino equamente caldi, affascinanti, sinuosi, quasi sensuali, direi, e in costante “movimento”.
Ciò a voler testimoniare che non è necessario dimostrare ottime capacità artistiche attraverso la proposta di un’astrazione ostinata e complicata, né mediante una complessa figurazione.
In un’opera di Abeni c’è tutto quel che ci può attrarre e affascinare. C’è infatti un modo di fare pittura che ci conduce per mano in una chiara lettura d’intenti, in una ben strutturata capacità di elevate prestazioni tecniche e, soprattutto, c’è la poesia dell’estetica e della semiotica grazie ad un’efficace e, definirei, finalmente bella figurazione naturalistica sensibile e moderna.
Vittorio Spampinato
via Marzabotto – Desenzano del Garda (Brescia) / Email: abeni.gcarlo@libero.it – Cell.: 338 9522403